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IL POTERE DELLA MUSICA SULLA COGNIZIONE SOCIALE

Tempo stimato di lettura: 3 minuti

CHE VOLTO HA LA “MUSICA”?

Nello scandire la vita di ciascuno di noi, la musica risulta essere quel compagno a portata di “clic” che si rende protagonista o comparsa in base alle circostanze. Ascoltare musica, infatti, rientra nel patrimonio di quell’ insieme di semi-automatismi che quotidianamente mettiamo in atto un po’ ovunque: magari in auto, in treno, durante una corsetta al parco…

Oltrepassando i gusti personali, oggi la Scienza ci rivela che ogni genere musicale è in grado di plasmare la nostra psiche: può produrre diversi effetti sulla nostra mente, può farci piangere e poi sorridere, rilassare o innervosire, proprio come un amico! Si tratta di un amico dalla forte tempra seppur invisibile, perché la musica rimarrà sempre qualcosa di impalpabile, difficile da circoscrivere in una definizione univoca ed enciclopedica. Ogni definizione di musica è relativa ed arbitraria dal momento che il “musicale” coincide con il “sonoro” costruito e riconosciuto da una determinata cultura. L’ ingrediente sostanziale che accomuna tutto ciò che noi oggi consideriamo essere “musica”, come sostiene l’ autore musicologo Jeremy Montagu, è “il suono che trasmette emozioni”, proprio come la cantilena di una mamma che vuole rasserenare il suo bambino.

LA COPPIA VINCENTE: MUSICA ED EMOZIONE AL CINEMA

Musica ed Emozione, dunque, rappresentano un binomio solido che da anni è oggetto di numerosi studi condotti nel settore ambizioso delle Neuroscienze. Noti ricercatori hanno dimostrato che la musica è capace di innescare emozioni nell’uomo e tale meccanismo risulterebbe utile e vantaggioso in molti contesti, anche nel cinema. Quante volte ci sarà capitato di ricordare con enfasi alcune scene di uno dei nostri film preferiti? Da cosa potrebbe essere stato marcato il nostro ricordo di quel bacio, di quell’ abbraccio o di quel gesto spietato? Sono tutti interrogativi la cui risposta potrebbe risiedere proprio nella colonna sonora che ha fatto da sfondo a questi momenti cinematografici.

La musica, infatti, occupa nel cinema un posto di rilievo, in ragione di alcune qualità strutturali, semantiche e pragmatiche che le sono proprie ed intrinseche. Nei processi ricettivi la musica coinvolge, oltre al sistema uditivo, anche il cosiddetto sistema somato-sensitivo: essa possiede un potere trasformativo in quanto produce effetti fisiologici ed emozionali, che ne garantiscono il notevole potere impressivo. Infine, essendo un linguaggio di natura simbolica, la musica agisce sull’ uomo in maniera più immediata e pre-consapevole.

Oltre al suo impatto emotivo, Lipscomb e Tolchinsky (2005) hanno proposto un elenco di modalità attraverso le quali la colonna sonora di un film può favorire la predisposizione e l’ orientamento anche cognitivo (pensiamo all’ attenzione che ci viene catturata) di uno spettatore verso il film che sta guardando: ad esempio, elicitando un determinato stato d’animo generale, suggerendo una riflessione sui pensieri e i sentimenti di un personaggio, marcando la struttura narrativa della storia.

COME LA MUSICA GUIDA LA MORALE

Recentemente anche Jochen Steffens (2020) ha realizzato uno studio con lo scopo di investigare riguardo una possibile influenza esercitata dalla musica sui giudizi morali nel contesto cinematografico, ossia nella fase di “ricezione” di un film. Immaginiamo di assistere all’ interpretazione di due attori di una scena che potrebbe ricevere una “doppia lettura morale”. Nell’ esperimento in questione, infatti, si è stabilito di selezionare brevi clips di film da sottoporre ai partecipanti, proprio sulla base della controversa natura delle azioni dei protagonisti, come se quelle scene fossero velate da una sorta di ambiguità. Una pellicola proiettata racconta di una coppia di anziani il cui amore viene messo alla prova in seguito ad un ictus che ha colpito la donna. Ella, dapprima paralizzata, nel corso del tempo è condannata ad una situazione di sofferenza progressiva, di non autosufficienza tanto da indurla a desiderare la morte per trovare la pace eterna. Il regista, infatti, si addentra con estremo coraggio e forse anche un pizzico di azzardo, nel campo della delicatissima questione sull’ eutanasia e la sua valutazione morale. L’estratto del film presentato nell’esperimento mostra la scena in cui il marito lascia andare per sempre sua moglie, quindi la “redime” dalla sua sofferenza. Ad accompagnare la medesima scena mostrata a due differenti gruppi di spettatori, due musiche dalle melodie diverse: una in grado di evocare l’ emozione di rabbia e dunque indurre ad un’ interpretazione della scena come aggressiva e violenta, condannando moralmente l’ uomo come esecutore di un atto brutale e ingiustificabile; l’ altra capace di suscitare emozioni positive che amplificherebbero e sposterebbero il focus di chi assiste alla proiezione sui sentimenti di amore, tenerezza e compassione del marito nei confronti della moglie anziana e gravemente malata, associati all’atto di redenzione.

Le conclusioni della ricerca ci suggeriscono che  la musica induce un’ emozione che a sua volta condiziona il modo di percepire un’ azione:  se moralmente corretta oppure no. La musica, quindi, condiziona in parte il giudizio morale.

CONCLUSIONI

Il campo di indagine sulla relazione nella triade musica-emozione-moralità è esteso, intricato ed ancora vergine per molti studiosi, pur solleticando le corde della curiosità di quella buona fetta di “non addetti ai lavori”.

La scommessa più grande, ad oggi, potrebbe essere quella di raccontarci domani che:  “music can modulate perceptions, actions and judgments in everyday situations”.

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