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L’arte di camminare nell’incerto

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Ansia da notizia
Tempo stimato di lettura: 3 minuti

Esiste una pratica antichissima nella tradizione sciamanica in cui le persone si ritirano per nove giorni in luogo isolato, al buio, per rimanere a tu per tu con la propria ombra. Si chiama ricapitolazione. è un tempo in cui le persone possono far salire dall’inconscio le proprie paure più profonde, per affrontarle e superarle.

Oggi questa pratica è ridotta anche ad una o due notti, ma anticamente era lunga, in modo che la persona potesse avere il tempo di fare dei processi interiori.

Ritrovare se stessi

Nell’antica Grecia le persone si recavano al tempio di Asclepio, o nelle piramidi egiziane, quella di Cheope prima di tutte, come ricordano le monete dell’epoca o le testimonianze coeve.
Un tempo fuori dal tempo per ritrovarsi, per essere faccia a faccia con le cose di noi che non avevano avuto il tempo o lo spazio per essere viste. Vedere cosa ostacolava il flusso del fiume, per poterlo superare e andare avanti.

Asclepio invitava le persone malate che si recavano da lui a sognare il proprio sogno di guarigione: tutto è sogno, c’è un sogno per una malattia, e uno per la guarigione.

Questo strano tempo del Coronavirus è stata una terribile doccia fredda inaspettata per tutti. È un momento di emergenza internazionale che chiaramente ha delle ripercussioni sull’economia e sul lavoro di tantissime persone. Siamo tutti preoccupati per gli scenari che ci saranno. Però al di là del dato concreto, e delle misure che possono essere prese, può essere utile fare delle riflessioni di respiro più ampio.

Imparare a convivere con le incertezze

Noi abbiamo la cattiva abitudine di pensare di poter controllare tutto, di avere tutto a posto, una vita ordinata. Ma non è così… la vita è fatta anche di incertezza, di contatto con il buio, con il mistero, che ha delle regole ben diverse da quelle del pensiero lineare o causa effetto. La natura ha il potere di scompaginare tutto da un istante all’altro. E così scopriamo la nostra fragilità… Accade, ad esempio, che quando non abbiamo consapevolezza dei nostri processi emotivi siamo presi dal panico, e non riusciamo stare a contatto in maniera sana con la paura, riconoscendola come qualcosa che ci appartiene dal momento in cui nasciamo (l’angoscia di morte del bambino appena nasce). Esiste una firma emotiva della paura: ognuno dovrebbe avere la consapevolezza emotiva di riconoscere la propria.

La paura non può essere eliminata, ma può essere superata, se lo desideriamo; quindi una sana abitudine è imparare a sentire come la paura di declina nel nostro corpo, riconoscerne le vie di scarico. Considerarla come una forza che ci attraversa, più che un sentimento o un pensiero. Più la osserviamo, senza identificarci con essa, più sparirà. Più facciamo resistenza e cerchiamo di evitare l’incontro con questa forza, qualunque sia il contesto, e più saremo limitati nel nostro raggio d’azione.

Ricercare il bello

Nutriamoci di bellezza: più che essere risucchiati dai media, facciamo cose che di solito non abbiamo il tempo di fare: leggere libri, disegnare, scrivere racconti, cantare, fare video corsi di cose che ci piacciono. La parola d’ordine è seguire il piacere, perché dove sentiamo che ci stiamo dedicando a qualcosa che ci fa stare bene, lì c’è un’anima vitale, animata.

Possiamo passare il tempo in preda all’ansia, o possiamo osservare la paura, darle gli spazi per essere sentita, e dedicarci a piccole cose che ci fanno stare bene. Le cose non cambieranno se non in peggio in base a quanto ci preoccupiamo o quanto stiamo in ansia.

Per avere un sistema immunitario sano la prima regola è una buona dieta emozionale: recuperare la gioia, che a differenza della felicità non è legata a cose materiali. Troviamo la leggerezza nella pesantezza, come i bambini che giocano spensierati quando c’è la guerra, e poi si riparano quando sono in pericolo.
L’anima vuole la leggerezza, la capacità di commuoversi per il solo fatto di essere vivi… di esserci. In un viaggio a Cuba un paio di anni fa osservavo come dei bambini poverissimi fossero gioiosi e vitali giocando a calcetto con un pallone sgonfio: è stata per me una grande lezione di vita.

Anche una luna piena meravigliosa come quella che c’era ieri sera è qualcosa di emozionante. Nutriamoci di cultura, di bellezza, di semplicità.
Riposizioniamoci, proviamo a essere leggeri nell’incerto: se abbiamo delle radici ben radicate nella terra, se sappiamo chi siamo e da dove veniamo, anche navigare nelle difficoltà verso la nostra meta sarà un viaggio con diverse sfumature, che avrà il sapore della verità.

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