E’ innegabile che oggi più che mail i social rivestono anche una funzione “sociale”.
Con diffusione crescente la comunicazione online sta entrando nelle nostre vite e, sempre con maggior frequenza essa diviene implicita, spontanea e “naturale” anche nell’offrire mezzi sostitutivi a quel bisogno di comunicare affetto associato principalmente al contatto fisico e alla comunicazione non verbale. Elementi ovviamente esclusi dalle nostre attività quotidiane in questi tempi di coprifuoco.
L’umore in un’icona
Da strumenti visti come rigidi e freddi, quali sembravano inizialmente, i social hanno nel tempo sviluppato emoticons e implementato la condivisione di immagini, insieme ad altre strategie, per “simulare” al meglio le emozioni nei contesti comunicativi.
Una connotazione questa che, quando nacquero le prime chat e i primi forum, pochi si aspettavano e che, ancor meno, avrebbero saputo utilizzare.
Le emoticons nel tempo sono aumentate di numero e corredate da grafiche sempre più dettagliate e le animazioni si sono fatte sempre più adatte a rendere ogni stato emozionale possibile e capaci dunque di interpretare gli umori di un qualsiasi momento particolare.
Diventano “simboli” fruibili, a rappresentanza di quella comunicazione esule e perduta sulle superfici degli smartphone o nel ticchettare dei tasti delle QWERTY.
Tutti più vicini
La relazione con questa nuova malattia, con quarantene e lockdown ha sottoposto tutti noi a un forte stress. Psicologicamente è spesso devastante il cambiamento, e le sostituzioni improvvise dei modi di vivere, senza dare alla nostra psiche possibilità e tempi di adattamento, sviluppano ed esasperano il bisogno di presenza e affetto anche solo nell’attesa di un surrogato persino completamente simbolico delle stesse.
Tuttavia non sempre l’utilizzo di queste emoticons, processato per lo più da chiare e volontarie scelte operate dagli utenti, rispecchia le reali emozioni di chi sta digitando. Non sempre gli stati d’animo vengono mostrati in modo del tutto veritiero.
Ma nonostante questo la pandemia ha creato un sentire comune che fa da sfondo alle libere e differenti associazioni di tutti: la comprensione che siamo tutti nella stessa situazione.
Non siamo solo NOI, singoli isolati, a vivere queste dinamiche, ma TUTTI, anche “mondi” che prima non tenevamo per nulla in considerazione.
Ecco perché Facebook, uno dei social con più alto spettro a livello internazionale ha creato un “abbraccio con il cuore”. Forse per la prima volta in epoca recente ci sentiamo, nonostante tutto, tutti più vicini.
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