Disturbi alimentari e famiglia
I disturbi alimentari, per chi ne è affetto, sono sempre molto visibili. Meno lo è la lotta che i familiari vivono dietro le quinte contro di essi. Chi vincerà?
“Signora,sua figlia ha un disturbo del comportamento alimentare.”
Tuona come un fulmine questa frase detta da un signore che porta un camice bianco indosso e una cartella sulla mano destra . La mente fa una prima fermata sulla parola “disturbo”,impossibile che alla tua bambina,che ricordi ancora come piccola e perfetta creatura tra le tue braccia,possa esser diagnosticato un disturbo. La seconda pausa della tua mente entra in gioco quando il dottore prosegue dicendo:” Ha notato atteggiamenti strani nell’ultimo periodo?” e inizi a chiederti quali potrebbero essere,vagando con la mente e chiedendoti se può davvero essere una buona madre,quella che non sapeva quanto realmente sua figlia stesse soffrendo.
La terza pausa te la chiederò io,per leggere questo articolo nel quale ti sei imbattuto/a.
Molti, forse troppi, hanno esaminato cosa siano i disturbi alimentari, quali siano i sintomi e quali invece le cure. Eppure,pochi di loro si sono fermati ad analizzare cosa succede a chi sta dietro le quinte ad assistere ad uno spettacolo come questo,simile ad un incontro di boxe del quale,seppur non protagonisti,non sono emeriti spettatori passivi.
1° round
Come in un vero e proprio incontro di boxe,la prima cosa da fare quando suona il fischio d’inizio è schivare i sensi di colpa che sorgono all’incombere dei molteplici “perché”.
Il senso di colpa cercherà di creare la prima occasione di stendervi al tappeto,ecco che bisogna mettersi in guardia.
Le cause del disturbo del comportamento alimentare dipendono da molteplici fattori, solo alcuni dei quali direttamente collegati al funzionamento familiare. Ecco perché la prima mossa da fare è sferrare un gancio. Un gancio, nel linguaggio tecnico del pugilato, indica un colpo sferrato dal basso verso l’alto. Bisogna quindi risalire dal basso della nostra conoscenza sull’argomento, al punto più alto che possiamo raggiungere. Sapere che recenti ricerche neuropsicologiche sui disturbi alimentari colleghino l’insorgenza di essi alla rigidità cognitiva, piuttosto che “all’aver o non aver fatto qualcosa”, può essere di grande aiuto per chi assiste un familiare affetto da disturbi del comportamento alimentare.
2° round
Il senso di colpa non è l’unico sentimento con il quale dovrete fare i conti,ad accompagnarlo potrebbe esserci anche il senso di vergogna.
Nel momento in cui si sente attaccato un pugile usa come mossa di difesa lo spostamento, un collocamento del corpo fuori dall’asse di attacco dell’avversario. Potrebbe essere più facile vergognarsi del disturbo di vostro figlio/a e isolarvi, così da far sì che questa fragilità non possa essere attaccata da occhi indiscreti. Isolarsi però risulterebbe controproducente e potrebbe mettervi ko.
3° round
Quando sei a terra il tuo punto di vista può essere limitato. Vedi le cose solo orizzontalmente e per oggetti sulla superficie terrestre il limite dell’orizzonte visibile è di circa 10- 13 chilometri. Bisogna quindi alzarsi,prima che l’arbitro inizi a contare la tua sconfitta. Mentre pensi di non riuscirci,sei già in piedi. Adesso però bisogna sferrare l’attacco. Esiste una tecnica giapponese chiamata “Kintsugiù”,che prevede la riparazione di un vaso rotto attraverso l’unione dei cocci, ormai fragili da soli, con della resina che fa da collante. Secondo i Giapponesi infatti, il vaso rotto viene riparato con quelle deliziose venature dorate,che sono il risultato dell’unione dei pezzi frantumati. Ecco perché ogni pezzo frantumato di storie di fragilità simili possono trovare la propria ri-costruzione nella mappa delle associazioni dedicate ai DCA in Italia
Se vi girate a guardare, il ring è già un po’ più lontano.
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