La genetica comportamentale fa uso di metodologie quantitative (studi quantitativi) per analizzare il contributo di genetica e ambiente nel definire una determinata caratteristica psicologica. Le due vie principali per studiare il peso dei geni e del contesto sono gli studi sui gemelli e quelli sulle famiglie adottive.
Importanti ricerche hanno rivelato che la capacità cognitiva generale è determinata dal 50 per cento dalla genetica, dal 25 per cento dall’ambiente condiviso e dal restante 25 per cento dall’ambiente non condiviso (più importante ai fini dello sviluppo rispetto a quello condiviso); inoltre si è potuto osservare che l’effetto dell’ambiente condiviso sulla capacità cognitiva generale andava scomparendo con l’avanzare dell’età, dove si trovava un’influenza genetica del 60 per cento e il restante 40 dovuto per il 35 al peso dell’ambiente non condiviso e per il 5 viene assegnato un margine di errore.
Le abilità cognitive specifiche sono sottocategorie della capacità cognitiva generale e secondo varie teorie sono influenzate meno dalla genetica (40-50%).
Secondo il modello top-down i geni influenzano la cognitiva generale che a sua volta influenza le abilità specifiche che vanno a definire le prestazioni nei test, per il bottom-up invece i geni influenzano le prestazipni che a cascata arrivano alla cognitiva generale.
Si è notato con interesse che l’alcolismo è determinato geneticamente per il 40 per cento nei figli maschi e per il 20 nelle femmine. Ha un grande peso poi il gruppo degli adolescenti.
L’obesità anche è genetica per il 70 per cento mentre studi sulla vecchiaia hanno mostrato poche evidenze sull’ereditarieta’ della demenza.
Di particolare interesse è la scoperta che i videogiochi di azione migliorano l’attenzione e di conseguenza l’abilità di lettura e vengono utilizzati per potenziare le lacune nei pazienti con dislessia. Infine, vi è un effetto passivo dei geni (trasmissione biologica dai genitori), uno evocativo (il corredo genetico pone il soggetto in ambienti di un certo tipo sulla base delle sue qualità), e attivo (scelta degli amici). La genetica si interseca con il modello cronosistemico di Brofenbrenner che mappa l’interazione tra soggetto e contesti prossimali e distali.
C’è il microsistema composto dalla famiglia, l’esosistema che fa riferimento a quegli ambienti che influenzano indirettamente il bambino (rapporto docenti-genitori), il mesosistema che comprende le istituzioni e il lavoro dei genitori e il macrosistema che è l’insieme dei valori, della cultura e delle ideologie del Paese in cui la persona vive.
Da Lewin che considerava solo l’ambiente psicologico individuale definendo il comportamento come funzione additiva dell’azione congiunta di persona e ambiente [C=f(P, A)], Brofenbrenner aggiunge l’attributo di psicologicamente significativo anche al contesto, arrivando a designare lo spazio di vita (S) del soggetto osservato in un certo momento (t) come la risultante dell’azione congiunta di persona e ambiente in un intervallo di tempo (t-1) con effetto moltiplicativo e non più additivo. Si è giunti quindi alla formula S(t) = f(t-1)(P) +f(t-1)(A). In conclusione i fattori genetici contribuiscono al cambiamento e alla continuità delle caratteristichenpsicologiche dell’individuo.