“Imperfezione: Presenza di manchevolezze o difetti per cui qualcosa non risulta conforme al suo prototipo, ideale o materiale”.
Nella definizione del vocabolario rimarco la frase “non risulta conforme al suo prototipo”, questo significa che ognuno di noi riconosce o meno i propri difetti, li costruisce, li monta e li smonta in base alle proprie capacità intellettive, a volte facendosi influenzare da prototipi specifici oppure rimanendo ancorato alle proprie convinzioni senza farsi condizionare, utilizzando così le proprie risorse di coping, con la consapevolezza di essere perfetto nella propria imperfezione.
Molte dinamiche si definiscono in base all’apprendimento sociale: il nostro modo di vivere e le nostre relazioni vengono dettati da una buona coscienza e conoscenza di noi stessi, decidiamo così se il nostro selfie nasconda (magari con qualche filtro) o faccia vedere con fierezza le nostre piccole imperfezioni, come stanno facendo alcuni personaggi famosi, dimostrando che ognuno debba accettarsi per apparire migliore innanzitutto dentro se stesso, per il proprio benessere psicologico e sociale. Carl Gustav Jung diceva: “Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso né crescita.”
Molte le opere d’arte che hanno fatto successo proprio per i loro difetti, a numerosi artisti è stato diagnosticato, in seguito a vari studi, lo strabismo proprio sulla base dell’allineamento degli occhi analizzato nelle loro opere, in particolare nei loro autoritratti, parliamo di Picasso, Rembrandt, Dürer, il Guercino e Degas. Un altro esempio: capelli estremamente sottili, un colorito tendente al giallastro e un possibile accenno di gozzo, delle imperfezioni che hanno contribuito a rendere la Gioconda di Leonardo simbolo di un fascino enigmatico e di una bellezza autentica, anche se un’opera d’arte rimasta incompleta.
Perché si cerca tanto di raggiungere la perfezione di determinati canoni di bellezza esteriore (anche importanti ma non fondamentali e determinanti) e non si prende mai in considerazione e valutazione la crescita e lo sviluppo della propria bellezza interiore? Perché non abbiamo mai modelli da raggiungere che incarnino l’intelligenza (che non è solo risolvere il problemino di matematica ma anche e soprattutto intelligenza emotiva, utile a relazionarsi positivamente)? La risposta, a mio avviso, è semplice: perché a volte o spesso abbiamo delle debolezze emotive, delle mancanze affettive che cerchiamo di colmare, dei bisogni di considerazione, di autorealizzazione del sé, aspetti che diventano fondamentali nella nostra vita, precedendo addirittura i veri bisogni primari della piramide teorizzata dallo psicologo Abraham Maslow (bere, mangiare, dormire, ecc.). Inoltre, la società ci impone determinati canoni da seguire, il marketing (anche attraverso i social) ci detta legge su cosa è giusto o sbagliato per noi stessi, per il nostro stile di vita e le nostre relazioni.
Siamo in grado di reagire ed agire ai vari bombardamenti esterni? Siamo in grado a discernere cosa è giusto o sbagliato seguire? Cosa è più importante per noi stessi: essere o apparire?
La formula magica segreta è senza dubbio: “Una buona testa e buon cuore sono di certo un’ottima combinazione”.
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