Rinchiudersi in una fortezza di controllo, di distacco dalle cose, di apparente apertura.
Illudersi di tenere in questo modo lontano qualcosa che potrebbe farci male, e ricordarci, oggi come ieri, di un dolore forte che abbiamo già vissuto. Riaprire vecchie ferite e rimettere in circolo il dolore non del tutto elaborato. Credere che la fortezza sia la vita.
Ci sono momenti in cui ci accorgiamo che manca la curiosità verso gli altri, siano annoiati. Quel mondo fuori diventa arido ai nostri occhi poco alla volta… si tinge di colori opachi, come la lente da cui lo stiamo osservando.
Jung diceva che le persone barattano facilmente la felicità per un po’ di stabilità.
È che non è facile espugnare la rocca. Una volta costruita, sembra concedere una vita più sicura, che ci tiene al riparo dalle tempeste, dagli eventuali nemici.
Mai cosa è stata più sbagliata. Questo è il modo migliore per rimettere in scena il passato e restare attaccati alle sofferenze, ai pregiudizi e ai vecchi copioni fallimentari. Ok, è successo qualcosa che mi ha fatto male, ma quanto io resto “attaccato” a questo, che posizione scelgo di prendere, farà la differenza.
Ricordo anni, molto lontani ormai, in cui dietro una corazza di ghiaccio c’ero io, sofferente. Togliermi quella corazza ha richiesto uno sforzo enorme, soprattutto in termini di ridefinizione della realtà e delle responsabilità. Bottone dopo bottone, ho ripreso potere su di me, in un modo diverso. Le cose accadono nella vita secondo nessi di senso, non secondo logiche di causa ed effetto, e scoprire le trame di senso negli eventi della nostra vita è il viaggio della nostra anima: è la cosa che più conta per ognuno di noi, e che dovrebbe appassionarci.
Per un motivo o per un altro abbiamo messo una difesa tra noi e il mondo, e questa fa da filtro a tutto ciò che accade. Sicuramente le difese sono state importanti per la nostra sopravvivenza, e per garantirci l’amore dei nostri genitori quando eravamo piccoli, ma da adulti abbiamo la possibilità di intavolare nuove strategie, che rendano più onore a chi siamo davvero.
Il bisogno di controllare il flusso della vita sembra avere la meglio sulla nostra capacità di fermarci ad ascoltare i nostri profondi desideri: quando accade questo qualcosa nella forza vitale si interrompe, siamo meno gioiosi, meno “animati”, che è diverso dall’essere meno felici.
Essere gioiosi vuol dire amare la vita per la vita, ma anche capaci di farsi attraversare dalle emozioni conflittuali, proprio come un albero si fa attraversare dal vento, per poi lasciarli fluire, lasciando il nostro cuore leggero, vuoto come una coppa sempre pronta a ricevere. Le emozioni devono transitare senza fermarsi perché altrimenti diventano stati dell’umore o tratti caratteriali.
Come uscire da questo stato?
Con gradualità, amore, e tenerezza, iniziando a capire che c’è un modo diverso di vedere le cose, che restituisce potere su di noi e sulla nostra vita.
Ritrovare il coraggio di far affiorare alla coscienza i nostri desideri senza sabotarli, e capire che la paura non sempre può essere eliminata, ma può senza dubbio essere superata.
Aprirsi all’incertezza: non è possibile evitarla, anzi, più cerchiamo di farlo, più cerchiamo la definizione e più la vita scombussola all’improvviso i nostri piani, e ci chiede di praticare il Wu Wei, l’arte della resa. Il mistero è ciò da cui proveniamo e a cui faremo ritorno. Con consapevolezza e con una autentica intenzione ripeterci che siamo aperti al nuovo, alle sorprese, a vederci con occhi nuovi.
La migliore difesa che possiamo avere non è una corazza rigida, che ci impedisce di vivere le situazioni nelle loro contraddizioni, ma piuttosto costruire giorno per giorno la capacità di entrare e uscire da ciò che accade, senza attaccarci alle emozioni e al ruminaggio mentale, che consuma e frammenta. Un po’ come portare calore alle situazione, sciogliere il ghiaccio nelle mani cambia la forma della sostanza: questo è quello a cui bisogna tendere.
Nessun fallimento, o meglio, nessun risultato diverso da quello che avremmo desiderato deve avere il potere di riconfermare il nostro valore: questo non deve mai essere messo in discussione attraverso i fatti che accadono. Questi punti sono delicati, non si possono comprendere in un istante, ma se già iniziamo ad osservarci, rafforzando la nostra coscienza, possiamo scegliere di validare una credenza diversa e iniziare a cambiare i giochi.
Attingere alla forza dell’energia femminile, che allo stesso tempo è quella del nutrimento, del mistero, della notte, dei sogni, dell’estasi, ma anche quella che dona radici profonde e rincuora quando c’è qualcosa che non va. Quando siamo connessi a questa forza abbiamo l’energia per ricominciare.
Avere l’attenzione vigile alle nostre credenze limitanti, a quelle convinzioni che restringono il campo della nostra realtà, e smontarle.
Allenare la comunicazione con il cervello del cuore, che è il cervello della profonda verità e saggezza. Ci sono dei semplicissimi esercizi sul sito dell’HeartMath Institute che, eseguiti con costanza, aiutano a stabilire un dialogo con questo cervello, che da delle risposte diverse rispetto alla mente.
Nel lavoro su di sé ci vuole passione per la propria vita, amore, e mai fretta… i nodi si sciolgono al momento giusto per noi, un passo alla volta; è importante coltivare delle amicizie e delle conoscenze che possano essere stimolanti per noi, per uscire dalla matrix e crearne una nuova.
Tenerezza e abnegazione per noi stessi: essere per noi i genitori amorevoli e rassicuranti che avremmo voluto, e sviluppare una devozione verso la nostra storia personale.
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