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IL BLU TRA ARTE E PSICHE

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Blu come il mare, Blu come il cielo, due spazi regolati da un tempo e un ritmo naturale in continuo divenire. Lo spazio e il tempo regolano, non solo il ritmo degli eventi naturali ma anche le dinamiche umane, parliamo di “giusta distanza”, molto difficile da modulare nelle relazioni, sia lavorative che familiari o intime. La giusta distanza caratterizza le relazioni e in base al loro rapporto producono rapporti più o meno sani. Secondo Lüscher, il blu è il colore del legame affettivo, in particolare quello materno. Questa simbologia ha valenza archetipica: il feto galleggia nella linfa vitale all’interno dell’utero (liquido amniotico), in un liquido trasparente che, essendo composto principalmente da acqua e sali minerali, possiede il carattere azzurro che noi tutti attribuiamo all’acqua. Ad enfatizzare il legame tra il blu e l’universo femminile sono i numerosi riferimenti mariani: «l’archetipo della Madre Buona si riflette nella Madonna cristiana» scrive Claudio Widmann, analista junghiano, che prosegue facendo riferimento anche alla simbologia femminile nelle favole, ricordandoci ad esempio, che la buona fata di Pinocchio è la fata dai capelli turchini. Non è un caso se il principe perfetto viene chiamato “azzurro”, identificativo che riflette in sé il significato di legame affettivo ideale. Questo colore, oltre ai vissuti affettivi di tenerezza, evoca sensazioni tattili di delicatezza e morbidezza, e sensazioni uditive: la musicalità della parola blu è gradevole, dolce e liquida. Kandinskij aveva associato all’azzurro il suono del flauto, al blu scuro il violoncello, al blu più cupo il suono del contrabbasso e infine, nella sua forma più profonda lo ha paragonato ai toni più gravi dell’organo.

IL BLU IN AMBITO ARTISTICO

In ambito artistico ha segnato momenti importanti dell’arte moderna e passaggi significativi nell’evoluzione stilistica di alcuni artisti: si pensi al periodo blu di Pablo Picasso. Questo passo verso la monocromia dell’artista, sta a indicare un’idea del mondo: «il mondo non è blu, il mondo è povero, oppresso, affamato, miserabile»; è così che Picasso utilizza questo intimo simbolismo nella sua produzione artistica. Il blu infatti, possiede aspetti d’ombra importanti, che descrivo­no un sentimento incline alla depressione e, attraverso l’utilizzo di tonalità languide, Picasso affida a questo colore il compito di accentuare quel sentimento di pietà e strazio che lo pervade in quegli anni e che riversa nei suoi dipinti. La prima cosa che notiamo nelle opere di questo periodo, deno­minato “periodo blu”, è la tendenza a sottolineare atteggiamenti affranti, addolorati, umiliati e dolenti, sia tramite la forma che con il colore. Il blu evidenzia il sentimento di sconforto, rafforzando quell’emozione straziante che permea l’anima dell’artista in quegli anni cupi che seguono la grave perdita dell’amico. La visione monocroma aiuta a esorcizzare quell’esperienza angosciante che si rifugia nei meandri più intimi e personali dell’artista.

L’ARTISTA E LA MONOCROMIA BLU

Da considerare un artista che, attraverso la monocromia del blu, ha indagato e sollecitato la reazione emotiva dell’osservatore è Yves Klein. Egli brevettò la sua espressione perfetta di blu con il nome di “International Klein Blue”, la sigla IKB divenne il marchio dell’artista, con il quale firmerà tutte le opere di questo periodo. Nel 1959, Klein si dedica esclusivamente alle Anthropomètries: inizia a utilizzare i corpi nudi delle modelle come “pennelli”. Il corpo diventa materia prima, in un’esperien­za creativa in cui artista e opera arrivano a coincidere, «un arte il cui corpo è soggetto e oggetto dell’opera.» Le modelle nude, coperte dal pigmento blu, appoggiano il proprio corpo su dei supporti verticali, in questo modo restano sulla tela le impronte essenziali del corpo femminile, quali cosce, tronco e seni: esse sono le forme antropometriche perfette, che ricor­dano le statue antiche della maternità e raccolgono attorno a sé le caratteristiche della vita umana, della procreazione e del legame affettivo madre-figlio. Questa relazione affettiva che, come sostiene Lüscher si iden­tifica nel blu, traccia il nostro imprinting originario, è un’unione armonica verso la quale aspiriamo a tornare.

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