Coronavirus; emozioni;
Emozioni vissute durante il coronavirus

Emozioni usa e getta

le umane vulnerabilità emerse "ai tempi del Covid-19"

Mentre il mondo rallenta, le nostre emozioni scorrono veloci nelle incertezze, facendoci perdere stabilità. Cosa sta succedendo? Perché è importante capirlo? Non restiamo a farci vivere, ma agiamo reagendo e prendiamo in mano il nostro benessere!
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Bauman parla di identità fluida, di una società che è stata accelerata dalla competitività del consumismo. Si cerca tutto e subito, per tenere niente per sempre. Accumuliamo esperienze, persone, oggetti senza significato perché pensiamo possa aiutarci a sentirci un po’ meno soli.

In coda nello studio medico notiamo anziani indaffarati a rimandare la morte per allungare la sofferenza, un piacere masochistico che si prova nel preservarsi anche quando la natura ci spinge a non farlo. Che poi continuano nella loro solitudine, allungando la pena inflitta dalla vita.
È così che siamo arrivati a non provare niente. Emozioni usa e getta, che illudono i sognatori consapevoli di queste fragilità. L’amore diventa la dipendenza per evitare la paura di restare soli e scoprirsi. I sentimenti e il desiderio sono da provare a tratti per poter postare la propria partecipazione alla vita, senza che resti nulla. Poi si gettano, come gli oggetti che ancora funzionano ma che non sono ultimo modello.

Così la conoscenza che facciamo di noi stessi, la base per costruire la nostra identità, è precaria e fluida: un perenne panta rei che lava via le buone intenzioni.
Tutto è competitivo: chi guadagna e mostra più ricchezze, chi è amato da tutti o chi soffre di più perché si definisce di “alta sensibilità”. E no! Se fossi realmente sensibile, se sapessi quanto stai soffrendo, parteciperesti come tutti alla gara di chi nasconde meglio i propri sentimenti. Invece bisognerebbe rallentare e conoscersi. Scoprire chi siamo.
Il Covid-19 ci sta rallentando facendoci scoprire in tutte le nostre sofferenze e sta distruggendo il sistema consumistico su cui ci siamo costruiti in questi decenni. Un virus è bastato a distruggere l’uomo fluido di Bauman e la società in cui pensava di vivere la vita. Adesso è il momento di azionarsi, di attivarsi e non farsi vivere dalla vita, riscoprendo la nostra sofferenza in queste quattro mura e affrontandola!

“Mettere delle toppe sulla sofferenza”: un invito a tutti di ascoltare la propria mente, di seguire il flusso dei pensieri e di capire che, in certi momenti, è più auspicabile lasciare che tutto scorra senza opporre resistenza, adattandosi alla sabbia della riva che incontreremo una volta finita la tempesta, perché bisogna imparare a lottare quando serve e per ciò che ci serve.
Con l’evoluzione della società, l’individuo ha cambiato il modo di sublimare. Se prima il lavoro e la vita occupavano il tempo, rendendo possibile la sublimazione delle poche energie rimaste attraverso l’arte e la creazione, nella società liquida questa avviene con la-botta-e-via e la ricerca continua di nuove relazioni guidate da emozioni usa e getta. Una volta trovato il modo di semplificare il lavoro e la vita, delegando queste funzioni alla tecnologia, l’uomo moderno si ritrova con così tanto tempo da morire di noia ed esplodere di energia. L’arte non vende più perché non produce giovamento concreto all’individuo e decade anche come metodo di sublimazione.

Nella società consumistica si misura la crescita con il Pil. I politici e gli economisti si mostrano soddisfatti all’aumentare del desiderio e dei bisogni. Che ipocrisia! La crescita della nostra società è calcolata sull’aumentare della ricerca per colmare quel vuoto e quella mancanza che abbiamo creato noi stessi, con le nostre emozioni usa e getta e le nostre relazioni prive di significato. Più siamo insoddisfatti, più abbiamo desiderio di qualcosa di nuovo, più acquistiamo: alimentiamo il consumismo e con esso la nostra insoddisfazione e sofferenza, quando basterebbe ascoltarci e consultare chi di mestiere aiuta l’uomo, cioè lo psicologo.
Politici, economisti e filosofi si spremono le meningi e idealizzano la vittoria contro il consumismo, ma il loro succo è aceto! Non esistono manovre economiche o leggi che possano abbattere il possente muro del consumismo, ma la psicoterapia. Quando l’uomo capirà che per stare bene ha bisogno di conoscersi e scoprirà che può convivere senza bisogni tollerando la sofferenza intrinseca alla vita, smetterà di cercare nel mondo ciò che è da trovare in se stessi. Quindi, il problema non è il consumismo, che si fonda sui meccanismi psicologici umani e che è una creazione della società umana stessa, ma l’uomo, che pensa di combattere le sue debolezze negando di essere malato e sofferente, rifiutando di curarsi. Però fa la fila negli studi medici per preservare il suo naturale stato di sofferenza, curando il suo corpo ma non la sua anima.

Questa è l’incoerenza intrinseca della natura umana: il tormentarsi. La gente che si crea problemi per avere qualcosa da raccontare e dare un’utilità alla sua esistenza ha confuso la preoccupazione con l’occupazione. Oppure si distrae con problemi minori per non dover affrontare la sofferenza intrinseca alla sua vita. In ogni caso, ha bisogno di uno psicologo!

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