L’arte di controllarci (in modo incontrollabile)
Perché ci agitiamo?
Siamo Esseri Umani, ma non per questo non rientriamo nelle specie animali. E cosa caratterizza l’agire di un animale? L’istinto. Ebbene si, anche Noi che siamo dotati della capacità di un ragionamento più articolato, deteniamo istinti primordiali che abbiamo, apparentemente, imparato a dominare. Ma ciò non basta.
Se immaginiamo un animale, che sia ad esempio un cane, posto di fronte ad una situazione di pericolo attiverà i suoi meccanismi di difesa basati, appunto, sugli istinti. Allora lo vedremo in azioni di “attacco” o di “fuga”.
Per implementare tali azioni il nostro cane dovrà attivare molto rapidamente una serie di riflessi corporei finalizzati all’attivazione muscolare che gli permetta di correre più veloce, di attaccare con più forza, di aumentare le sensazioni di vista, olfatto, tatto. Ecco quindi che la circolazione sanguigna si trova necessariamente ad accelerare, per apportare maggiore ossigeno alle zone periferiche del corpo. Per permettere ciò, il battito cardiaco accelera, pompando sangue più rapidamente. Il cuore, che lavora a stretto ritmo con la respirazione, dovrà essere accompagnato da una respirazione più rapida, che permetta l’ingresso di una maggiore quantità di ossigeno da apportare al sangue. Questa catena di eventi nasce dunque da una accelerazione respiratoria, rapida e incontrollata.
Ora, immaginiamoci in una situazione di “paura” più vicina alla nostra specie, di fronte a un esame universitario, di fronte a un colloquio di lavoro importante, di fronte alla mamma con una ciabatta in mano. Ecco, non si percepisce forse il cuore battere velocissimo? Non ci si contrae tra le spalle, le mani che sudano e le gambe che tremano? Siamo pronti, alla fuga o all’attacco. Beh, inutile dire che ne l’uno ne l’altro vengono socialmente accettati, inutile anche spiegarne la motivazione. E quindi? Ce ne stiamo li, ad assaporare tutte le sensazioni del nostro corpo primordiale immobilizzato da un’abilità di ragionamento appartenente alla nostra specie evoluta; il risultato: la percezione di ansia.
Come fare?
La regolazione della respirazione è una pratica molto efficace per calmare gli effetti corporei dovuti all’ansia, i quali funzionano anche da conferma inconscia per la nostra mente di trovarci in una situazione di pericolo. In poche parole, la percezione di pericolo attiva reazioni corporee che aumentano la percezione di pericolo.
Porre attenzione alla respirazione ha un duplice effetto: in primo luogo ci permette di controllarla e di concederci un po’ della calma che desideriamo; in secondo luogo ci distrae dalla situazione aumentando la consapevolezza della presenza fisica nel qui ed ora.
In conclusione
Molto spesso la percezione di ansia è data da eventi apparentemente difficili, che scatenano in noi istinti di sopravvivenza, i quali confermano alla nostra psiche il pericolo imminente in cui ci troviamo. Cercando di calmare il nostro fisico, è possibile diminuire gli effetti scatenati dall’ansia e diminuirne quindi la percezione.
Quando lo stato ansioso è troppo alto, non permette di affrontare le situazioni richiedenti concentrazione con una adeguata dedizione mentale; la diminuzione dello stato ansioso permette dunque prestazioni intellettuali migliori.
Non possiamo controllare il mondo circostante, ma possiamo controllare le nostre reazioni ad esso!
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